DISCARICA DI ALBANO E AREA DI SANTA PALOMBA AD ELEVATO RISCHIO AMBIENTALE UN ULTERIORE MOTIVO PER DIRE NO ALL’INCENERITORE

La situazione di inquinamento delle falde sottostanti la discarica di Albano da composti organici e inorganici è indiscutibile. Come lo è l’inquinamento dell’aria e gli effetti sulla salute documentati da ben due rapporti epidemiologici di Eras Lazio (2013-2022). Centinaia di superamenti dei limiti di legge, accertati nel corso degli ultimi decenni nei pozzi interni dagli Enti deputati alla protezione ambientale, in primis Arpa Lazio, sono agli atti. Tuttavia il sito di Roncigliano è l’unico nel Lazio dove “misteriosamente” le indagini di caratterizzazione idrogeologica necessarie per la bonifica delle falde e la messa in sicurezza dei sette invasi del sito sono ancora in alto mare. Solo di recente (2023) la Regione, Direzione Ambiente e Rifiuti, anziché rivolgersi ad Arpa, ha deciso di mettere mano al procedimento nominando un consulente universitario, il prof. Sappa, con lo scopo di raccogliere e sintetizzare i rapporti pregressi sullo stato dell’inquinamento e contribuire ad individuare il soggetto inquinatore. Un consulente di cui non vediamo l’utilità e di cui contestiamo la terzietà. Ora è evidente che la posta in gioco è molto alta. Se, come sarebbe logico, si confermasse che la discarica, oltre ad aver contribuito all’aumento delle patologie e della mortalità tra la popolazione coinvolta, ha prodotto un serio inquinamento delle falde idriche, metterebbe in discussione la possibilità di realizzare a soli 800 metri il mega inceneritore che dovrebbe bruciare 600 mila tonnellate di rifiuti romani e avvelenare centinaia di migliaia di residenti per i prossimi tre decenni. Nello specifico troverebbe infatti applicazione la legge regionale 13/2019 sulle “AREE AD ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE” richiesta dal Comune di Albano a dicembre 2023 che, prevedendo per 5 anni l’impossibilità di realizzare altri impianti inquinanti in un raggio di alcuni km intorno alla discarica, coinvolgerebbe direttamente il terreno acquistato da AMA per l’inceneritore. In aggiunta la stessa legge troverebbe applicazione alla recente richiesta del Comune di Pomezia che, su sollecitazione dei comitati no inc, si è finalmente accorto dell’esistenza di ben quattro impianti industriali a “RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE” nell’area di S. Palomba, uno dei quali a soli 400 metri dal terreno AMA. Anche le decisioni sulle richieste dei Comuni di Albano e Pomezia spettano alla Dirigente della Direzione Ambiente e Rifiuti regionale, ing. Wanda D’Ercole. Non abbiamo dubbi che il consenso tacito o esplicito di Governo, Regione e gran parte dei partiti al progetto dell’inceneritore voluto da Gualtieri, peserà come un macigno sulle decisioni della dirigente che incontreremo nei primi giorni di settembre e da cui attendiamo risposte e coerenza. COORDINAMENTO CONTRO L’INCENERITORE DI ALBANO