DENUNCIATA LA DISTRUZIONE DEL FOSSO DELLA CANCELLIERA ALL’INTERNO DEL TERRENO AMA DESTINATO ALLA COSTRUZIONE DELL’INCENERITORE DI SANTA PALOMBA

Come annunciato durante il presidio di martedì 8 luglio 2025, il giorno successivo i vari Comitati No Inc aderenti all’Unione hanno sporto denuncia ai Carabinieri del Divino Amore nei confronti delle persone direttamente o indirettamente coinvolte – tra il 27 e il 30 giugno – nella distruzione completa, a mezzo escavatori, della vegetazione ripariale del fosso della Cancelliera, chiedendo all’autorità giudiziaria di valutare eventuali ipotesi di reato per violazione delle norme in materia ambientale e di tutela del patrimonio paesaggistico, archeologico e culturale. Richiamate al riguardo le direttive europee e le normative nazionali. Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Piano territoriale paesaggistico regionale (PTPR) approvato con deliberazione del Consiglio regionale del Lazio n. n. 5 del 21 aprile 2021. Nell’esposto è stato tra l’altro rilevato che il fosso della Cancelliera rientra in parte nell’area di tutela archeologica all’interno del PTPR e che le opere in questione, oltre a non essere segnalate dalla cartellonistica prevista, non erano corredate dalle necessarie autorizzazioni ad operare su terreno gravato da vincoli archeologici né dalle autorizzazioni delle Autorità di Bacino e Demanio, competenti per gli interventi sul fosso della Cancelliera.

La direzione regionale rifiuti deve decidere sull’area a rischio ambientale intorno al sito di Roncigliano, ma non ci ridponde

40 anni di gestione criminale della discarica di Albano, ormai chiusa, hanno lasciato in eredità alla popolazione un pesante inquinamento dell’aria e delle falde. Lo hanno attestato centinaia di rapporti analitici e lo confermano gli ultimi di Arpa di inizio 2025. A soli 800 m, nel IX Municipio, il commissario Gualtieri si appresta ad avviare il cantiere dell’inceneritore che dovrebbe bruciare i rifiuti di Roma per i prossimi 35 anni. Le conseguenze devastanti dei fumi emessi dai suoi due camini negli anni di attività previsti, sommate ai veleni della discarica sarebbero una intollerabile minaccia per la vita delle persone e l’ambiente circostante. Presso la Direzione tecnica Ambiente e Rifiuti della Regione, guidata dall’ing. Wanda D’Ercole, è in corso da tempo l’annoso procedimento di caratterizzazione idrogeologica del sito che dovrà definire il quadro conoscitivo dell’inquinamento e la successiva bonifica delle falde e messa in sicurezza degli invasi dismessi. La stessa Direzione tecnica ha anche il compito di valutare e decidere in merito alla richiesta del Comune di Albano (dicembre 2023) di estendere alla discarica e all’area di salvaguardia circostante l’applicazione della legge 13/2019 sulle “aree ad elevato rischio di crisi ambientale”. Il cattedratico professor Sappa, scelto come consulente regionale per definire stato e origini dell’inquinamento delle falde, dopo una relazione preliminare che noi abbiamo ritenuto lacunosa e insoddisfacente in alcune parti, si appresta ora a presentare quella definitiva, rilevante ai fini dell’accoglimento o meno della richiesta del Comune di Albano da parte della Regione. Al riguardo, dopo l’ultimo incontro di febbraio, a fine aprile avevamo inviato alla dirigente regionale una PEC, chiedendo chiarimenti circa la terzietà del consulente perché ci risulta che il prof Sappa abbia svolto consulenze nel 2004, 2010, 2011 fatturate dalla soc. Pontina Ambiente, proprietaria della discarica, come informò il PM Alberto Galanti durante il processo avviato nel 2014 contro Manlio Cerroni e soci, e ancora in fase di appello. A meno di convincenti controvalutazioni dalla dirigente che ad oggi non ci sono state, il potenziale conflitto di interessi del professore non può che comportare l’inevitabile richiesta della sua ricusazione e l’esposizione del caso all’autorità giudiziaria.

Coordinamento contro l’inceneritore di Albano

Presidio permanente contro la discarica Unione dei Comitati contro l’inceneritore