Qualche dato sul progetto di massima dell’inceneritore di Gualtieri: criticità e vincoli

L’impianto di incenerimento brucerà a Santa Palomba, estremo lembo del IX Municipio di Roma, ad un passo dalla discarica di Albano, ben 600 mila tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati romani.

Chi lo realizzerà e gestirà

Sarà realizzato dalla società vincitrice del bando internazionale di gara. Allo stato ha manifestato interesse ed ha presentato un dettagliato progetto di fattibilità la società ACEA Spa, divisione Ambiente, capofila di una cordata di imprese che comprende le multinazionali Suez, Hitachi, e Vianini.

Tipologia dei rifiuti inceneriti

Si tratta di rifiuti provenienti direttamente dai cassonetti dell’indifferenziato, dunque non trattati. Conterranno perciò molti  scarti organici, oltre a plastiche, gomme e altri materiali combustibili.

Effetti del mancato trattamento sul potere calorifico dei rifiuti

La presenza  di scarti organici umidi non potrà garantire il raggiungimento del potere calorifico necessario a mantenere la temperatura minima a 850°C, né quindi garantire il “contenimento” dell’emissione di diossine e altri idrocarburi pericolosi per la salute.

L’incertezza palesata nei documenti progettuali disponibili è evidente. Non a caso è stato previsto l’impiego, come coadiuvante termico, del metano fossile che sarà necessariamente molto superiore alle stime previsionali, accentuando l’emissione di CO2 e di molecole climalteranti.

I costi e i ricavi

L’impianto sarà realizzato in “progetto di finanza” con un investimento “privato” di 946.100.000 € e un valore della concessione di  7.432.700.000 euro, comprendente i ricavi del conferimento dei rifiuti (185 euro/ton) e poi la vendita dell’energia elettrica e dei materiali ottenuti dalle ceneri pesanti. Il Comune di Roma ci metterà per ora 40.000.000 euro, salvo altri soldi in futuro.

L’inizio, la durata e i vincoli

SI prevede l’avvio dell’impianto a fine 2028 inizio 2029, ben oltre i poteri commissariali. La concessione alla società vincitrice del bando sarà di 33 anni e 5 mesi. AMA sarà obbligata per contratto vincolante a fornire 600 mila tonnellate di rifiuti per tutto il periodo della concessione. Quindi l’eventuale aumento futuro della differenziata a Roma farà mancare il combustibile all’impianto e costringerà AMA a reperire altrove i rifiuti necessari.

Revisione del Piano Economico Finanziario  a garanzia dei profitti della società concessionaria

In sede di revisione della concessione è contrattualmente previsto: L’incremento del corrispettivo di conferimento, ovvero si potranno superare le 600.000 tonnellate;

Pagamento per cassa a favore del Concessionario, ovvero il sindaco di Roma potrebbe dover mettere altri soldi dalle casse comunali con ulteriori effetti sulla Tari;

Estensione della durata della Concessione, ovvero potranno essere superati i 33 anni e 5 mesi di attività dell’inceneritore.

Il teleriscaldamento

Sarà destinata una quota irrisoria di circa un MegaWatt al teleriscaldamento domestico, pari allo 0,4% dei 250 MW termici totali prodotti. Dunque è smentita, come prevedibile, la favola dei grandi “benefici” per la popolazione, Al massimo riguarderà qualche migliaio di residenti locali.

I costi per portare le condotte dell’acqua calda nei quartieri popolosi di Roma sono stati considerati incompatibili  con i margini di profitto attesi e pretesi dalle imprese che costruiranno e gestiranno l’impianto.

Cattura e stoccaggio della CO2

Quello della cattura è stato uno dei principali cavalli di battaglia della propaganda del sindaco di Roma, tesa a sostenere la validità del progetto in termini di ridotte emissioni  climalteranti. I dati descritti nel bando di gara sono impietosi e vanno in direzione diametralmente opposta.

A fronte di una produzione complessiva di circa 400.000 tonnellate di CO2 l’anno ne saranno catturate circa 400, quindi un misero millesimo di quella prodotta.

La ragione sta nei costi proibitivi. La cattura, il trasporto e lo stoccaggio costerebbero intorno a  40 milioni di euro l’anno, oltre un miliardo in 30 anni, considerato insostenibile dalla società  aggiudicataria della gara.

I consumi di acqua

L’intero fabbisogno idrico  per i consumi dell’inceneritore e delle opere ancillari (impianto di trattamento ceneri e cattura CO2) è stato stimato in circa 115.000 metri cubi annui.

Il consumo totale appare del tutto sottostimato considerando quanto richiesto da altri impianti di incenerimento di dimensioni e tecnologie comparabili. (Brescia oltre 500.000 mc a parità di rifiuti inceneriti).

Le fonti di approvvigionamento

L’acqua industriale (14 mc/ora) sarà prelevata: dal depuratore di S. Maria in Fornarola, previo trattamento; dalla raccolta di quella piovana (25.000 mc/anno); infine “marginalmente” da pozzi perforati in loco.

L’impiego dell’acqua piovana, imprevedibile in tempi di crisi climatica e comunque  insufficiente, nasconde l’ulteriore sottrazione di risorsa idrica che verrebbe inflitta ad un territorio già gravemente segnato dal depauperamento pluridecennale delle falde.

L’ipotesi considerata dai proponenti del ricorso “marginale” alla perforazione di pozzi la dice lunga sul reale consumo idrico che considerano  necessario all’impianto.

Inoltre essa collide con la legislazione regionale relativa. La zona scelta per l’impianto ricade infatti nell’Area di protezione dei laghi dei Colli Albani e in base al D.G.R. Lazio n. 445 del 16 giugno 2009 sono vietate nuove perforazioni di pozzi e nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee.

Effetti del consumo di suolo sul reintegro della  risorsa idrica locale

Sarà pari a circa 80.000 metri quadri, interamente cementificati, ovvero l’80% della superficie agricola acquistata da AMA per la realizzazione dell’inceneritore e degli impianti annessi.

La stima di questa ennesima sottrazione della risorsa idrica al territorio, prendendo per buono il dato pluviometrico ISPRA per la zona,  ammonterà quindi a non meno di 56.000 mc/a.

Il trasporto dei rifiuti

I Tir che porteranno i rifiuti a S. Palomba, sono stimati in 144/giorno, quindi non meno di 40.000 l’anno. Ad essi vanno aggiunti i mezzi addetti all’entrata e uscita di prodotti e scarti.

Il fantomatico trasporto su rotaia, alibi per il sì del presidente regionale, si rivela complesso e costoso, tanto da non essere neanche previsto come futura ipotesi, quindi di fatto irrealizzabile.