Manifestazione sabato 12 febbraio, ore 15, piazza san Pietro, Albano. Chiudere il sito di Roncigliano- discarica- biometano

Con 2500 sversamenti fatti dal 2 agosto ad oggi la monnezza romana, ma non solo, ha colmato il VII invaso fino al piano di campagna, arrivando ai limiti previsti dalla orrenda AIA del 2009 ovvero 500.000 mcubi pari a 450.000 t. Adesso pare che non basti: Area metropolitana, Ecoambiente (Cerroni) e regione vogliono procedere alla chiusura con una copertura a schiena d’asino che significa altre decine di tonnellate di rifiuti. Nei sei mesi trascorsi le pur incomplete analisi ARPA dei pozzi spia hanno attestato decine di sforamenti per idrocarburi e metalli vari. Le esalazioni puzzolenti sono tornate a coprire i villaggi circostanti, mentre nelle sole tre rilevazioni della composizione dello sversato sono stati certificati rifiuti non ammissibili in discarica, senza alcuna conseguenza pratica. La Procura di Velletri dopo aver annnunciato la massima attenzione con tre inchieste aperte sulla natura dei rifiuti, validità delle autorizzazioni e condizioni di lavoro, dorme ancora sonni tranquilli. Il TAR non ha trovato modo, in tre anni, per esprimersi nel merito né sulle volture da Pontina Ambiente alle società attuali, né ovviamente sulla ordinanza Raggi. L’Area VIA della Regione riconosce inefficaci le determine che consentono alla discarica di ricevere rifiuti, ma si guarda bene dall’intervenire. Il sindaco di Albano che aveva sin dall’inizio l’autorità di fermare questo disastro, non solo non ha prodotto le ordinanze del caso, ma ha finito ad adattarsi al compagno di merende dott. Gualtieri, accettando in discarica anche la parte indifferenziata dei rifiuti di 24 comuni locali in teoria trattata dalla società Ecosistem. Alla faccia della contrarietà dei sindaci e dei politici nostrani. Abbiamo assistito ad una grande commedia in consiglio metropolitano:la maggioranza ha votato la continuazione degli sversamenti fino ad un termine che non si vede ,vantando una caratterizzazione e una bonifica del sito che andavano fatte già dieci anni fa e che arriveranno eventualmente a babbo morto. L’opposizione, partita alla carica per chiedere la revoca dell’ordinanza Gualtieri, si è accontentata di astenersi vista la promessa di non aprire un VIII invaso che nessuno ha mai chiesto. Al netto di tutto ciò Roma continua a pascere nei rifiuti e regione, provincia e comune capitale annunciano nuovi impianti,discariche,linee di incenerimento, invece di mettere a regime una adeguata differenziata e una riduzione a monte dei rifiuti . Il 12 febbraio saremo di nuovo in corteo per le vie di Albano per gridare ancora una volta, FATELA FINITA!

Presidio sabato 15 gennaio piazza SS Apostoli

Oggi in margine al presidio del coordinamento no inc di Albano e presidio permanente no discarica, presenti svariati comitati di Roma e provincia, qualche consigliere comunale e regionale e la senatrice Fattori, siamo stati ricevuti dal vice sindaco della città metropolitana di Roma Sanna. Abbiamo contestato la validità della nuova ordinanza Gualtieri che proroga a luglio il conferimento di rifiuti romani ad Albano, malgrado la popolazione residente sia esposta a rischio certo per la propria salute a causa della contaminazione delle falde e dei miasmi insopportabili causati dallo stato indecente dei rifiuti scaricati. Abbiamo contestato le scelte del sindaco che come il precedente scarica le incapacità cittadine sui comuni esterni e punta ancora su buche tritovagliatori e digestori anaerobici e non nomina neanche il porta a porta, inseguendo i desiderata delle consorterie che lucrano vergognosamente sulla gestione dei rifiuti. Le risposte sono state del tutto insoddisfacenti o inesistenti, limitate a rivendicare iniziative sulla bonifica e la caratterizzazione idrogeologica del sito che dovevano essere avviate 20 anni fa o sul tavolo di concertazione con Acea e Idrica per la rete potabile ai villaggi. Risposte imbarazzanti anche in merito ai mancati controlli sugli impianti.

Presidio 15 gennaio Sotto la sede della prefettura e della Città Metropolitana

La dichiarata intenzione dell’attuale sindaco della Capitale e della Città Metropolitana di Roma di prorogare l’ordinanza Raggi del luglio 2021 fino alla prossima estate è uno schiaffo in faccia a ciascuna delle persone che, dopo aver pagato con la vita di tanti l’esistenza quarantennale della discarica di Albano, ora pagano l’incapacità storica dei sindaci di Roma a dotarsi di una decente raccolta porta a porta. Il neo sindaco continua a inseguire il sogno di ripulire la città a spese di altre provincie, cavalcando una falsa transizione “eco” basata ancora una volta su buche, su mega digestori anaerobici e sul potenziamento del mostro fumante di S. Vittore. L’amichevole incontro con Gualtieri dei sindaci castellani, Borelli in testa, si è tramutato in una disfatta le cui premesse erano scritte nel comportamento rinunciatario del sindaco di Albano, che fino all’ultimo si è rifiutato di agire d’autorità imponendo la chiusura. Sono passati sei lunghi mesi dall’ordinanza, scanditi ogni giorno da decine di TIR carichi di rifiuti romani fumanti e maleodoranti. Le conseguenze ormai si avvertono a chilometri. Buona parte dei rifiuti di Roma provenienti dai TMB e TM non rispettano i codici CER autorizzati. Arpa lo certifica nero su bianco. Il trattamento e la separazione dei materiali, anche metallici, è inesistente o aleatorio. Le dense nuvole di vapore e i gabbiani che pascolano a centinaia durante lo scarico attestano la mancata stabilizzazione dell’organico che avrà gravi conseguenze nel brevemedio termine sulla produzione di gas nocivi e contaminanti vari. Solerti funzionari delle direzioni regionali rifiuti, Tosini in testa, hanno via via aperto la strada allo scempio resuscitando autorizzazioni morte e sepolte. Il sindaco di Roma, al pari di chi l’ha preceduto continua a “ignorare” che il grave inquinamento dell’aria e delle falde, esteso ai villaggi sottostanti, NON avrebbe dovuto consentire la riapertura del VII invaso e lo scarico di rifiuti ad Albano. La legge quadro ambientale impone l’obbligo, prima di poter avviare o riprendere le attività interne, di eliminare le cause che lo provocano quando la salute della popolazione locale è concretamente a rischio. Ed è questo il caso. I dati epidemiologici ad oggi disponibili sono chiari e hanno dimostrato che nel decennio trascorso la discarica ha già prodotto un eccesso del 30% della mortalità locale per cancro ai polmoni e un eccesso di ospedalizzazioni per patologie delle vie respiratorie. Questi sei mesi di presidio davanti ai cancelli della discarica, in mezzo ai miasmi, al sole di luglio e al freddo invernale non dovranno essere vani, la lotta continuerà fino alla chiusura per sempre. Sabato 15 gennaio 2022 a partire dalle ore 9,30 presidio a Piazza SS Apostoli davanti alle sedi della Città Metropolitana e della Prefettura.

Incontro con il procuratore di Velletri

Ieri mattina il No Inc Presidio permanente no discarica Albano ha ottenuto che un suo rappresentante fosse ricevuto dal procuratore capo di Velletri dott Amato. Il magistrato, che ha esaminato attentamente le integrazioni all’esposto presentate, è stato informato sul peggioramento drastico dell’inquinamento delle falde, sui miasmi, giunti ai livelli intollerabili del 2013 a causa del pessimo stato dei rifiuti scaricati, sull’esito dell’audizione alla commissione ambiente del Comune di Roma e l’incontro alla Prefettura. È stato anche informato sull’aumento dei conferimenti giornalieri e del numero di auto cisterne che prelevano percolato, la cui quantità è proporzionale all’umidità e quindi alla mancata stabilizzazione dei rifiuti. Gli è stato poi ricordato che a Roncigliano tra il 2007 e il 2010 furono sovrabbancati oltre 200mila mc di rifiuti in più di quanto previsto nelle AIA degli invasi 4,5,6, e che anche a ciò noi attribuiamo l’incremento della contaminazione delle falde. Ci ha riferito che sta ricevendo settimanalmente rapporti sulla situazione e che ancora non è in grado di dirci quando chiuderà le indagini in corso, ringraziandoci per i dati forniti che ritiene importanti.

Restiamo sempre sul pezzo e non arretreremo di un passo, sino alla chiusura definitiva della discarica di Roncigliano!

Assemblea straordinaria, sabato 18 dicembre ore 10.30, davanti la discarica di Roncigliano

In 130 giorni di presidio abbiamo constatato la quotidiana violazione della stessa ordinanza Raggi, con lo sversamento in discarica di qualsiasi cosa raccolta tal quale proveniente dai marciapiedi di Roma e non solo. Ci avviciniamo alla scadenza di tale ordinanza: i 180 giorni terminano il 15 gennaio e mentre continuiamo a pretendere l’immediata interruzione degli sversamenti ci dobbiamo preparare alle ipotesi peggiori. A gennaio saremo pronti a tornare a Roma di fronte alla Prefettura, che è anche la sede istituzionale della Città Metropolitana, per impedire qualsiasi proroga di questo disastro. Le 40.000 tonnellate scaricate da agosto ad oggi hanno dimezzato la capienza disponibile nel VII invaso, e già sono bastate ad infestare di puzza asfissiante tutta la zona esattamente come avvenne pochi anni fa quando reagimmo con ripetute proteste. Oggi i/le cittadini/e attivi/e sono costretti/e ad autogestirsi l’acqua potabile delle cisterne arrivate a seguito dell’inquinamento dei pozzi privati, ottenute grazie alla pressione sull’amministrazione di Ardea, la quale è comunque responsabile dei ritardi per l’arrivo dell’acquedotto pubblico. Tuttavia la mobilitazione di chi per 14 anni ha condotto la lotta contro l’inceneritore, la discarica ed oggi anche contro il biometano che un imprenditore in stretta relazione con Cerroni vorrebbe costruire, è riuscita a imporre l’arrivo delle fogne attese da 40 anni. Sembra ormai che il cantiere per le fognature stia per aprire e i lavori dovrebbero iniziare prima delle elezioni primaverili. Ciò dimostra che lottando si può ottenere qualcosa. Finora le iniziative alla Regione, all’ARPA, al tribunale di Velletri, ai Comuni di Albano, di Ardea e di Roma, i due cortei ad Albano non hanno sortito il risultato definitivo, ma la nostra opposizione è ben presente a tutte le controparti ed è necessario arrivare alla chiusura definitiva non solo della discarica, ma di tutto il sito di Roncigliano. Non è possibile dare credito alle istituzioni che parlano di “transizione ecologica” e gestiranno i cospicui fondi forniti ad essa dal PNRR se sono loro stesse, in accordo con l’imprenditoria dei settori rifiuti ed energia, a creare i problemi che vivono le popolazioni intorno alla discarica di via Ardeatina e in molte altre località. Il disastro ambientale che stanno provocando si ripercuoterà direttamente sulla salute della cittadinanza oggi e per intere generazioni: possiamo e dobbiamo impedirlo!

MOBILITIAMOCI ORA COME NON MAI E FERMIAMO LO SCEMPIO!

Comunicato sul presidio di Sabato 20 a Roma

La questura di Roma ci vieta la piazza del Campidoglio per sabato 20 novembre applicando in modo estensivo i decreti Lamorgese e le specifiche prefettizie.

Abbiamo chiesto di incontrare il sindaco di Roma e/o l’assessora ai rifiuti per illustrare la impossibilità di continuare a sversare i rifiuti romani nella discarica di Roncigliano e revocare l’ordinanza Raggi.

Attualmente in questa discarica, che fu al “servizio” di soli 10 comuni dei Castelli, vengono scaricate 600t al giorno di materiale neanche conforme all’infame ordinanza.
Le misurazioni ancorchè scarse dell’ARPA relative, sia allo stato delle falde, che alla composizione del rifiuto sversato, danno una valutazione universalmente accettata di sito compromesso.
Le norme vigenti in termini di legge quadro ambientale 152/06, e anche come applicazione delle scellerate determine regionali del 2019, 2020 sono tuttavia quotidianamente calpestate.
SAREMO COMUNQUE PRESENTI DALLE 10,30 IN POI IN PIAZZA BOCCA DELLA VERITA’, ormai ricettacolo di tutti per contrattare un qualche tipo di spostamento.
Accoglieremo quelli che ci vorranno incontrare e sostenere, tenendo presente che i successivi interventi come impianti di digestione anaerobica per biometano riguarderanno ancora il nostro sito, ma anche la città di Roma e la regione.
Saranno interventi impattanti rispondenti a pure logiche di profitto che provocheranno peggioramenti ulteriori della salubrità della terra sulla quale camminiamo con tanti saluti al riscaldamento globale.

Comunicato di giovedì 4 novembre

SIAMO VENUTI CON TUTTA LA DETERMINAZIONE CHE CI CONTRADDISTINGUE NELLA CASA DEI CITTADINI A CHIEDERE CONTO AL BUON PADRE DI FAMIGLIA, BORELLI SINDACO DELLA CITTÀ, DI COSA SIGNIFICHI PER LUI IL LONTANO CONCETTO DI DOVERE ETICO E POLITICO DI TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA IN QUALITA DI MASSIMA AUTORITÀ SANITARIA DEL TERRITORIO . Dopo aver atteso per ore che il sindaco venisse a parlare ai cittadini, alla sacrosanta richiesta di un atto coraggioso e doveroso per la salvaguardia del territorio che amministra, il sindaco ha risposto con dei FORSE: FORSE riprenderà in considerazione la delibera di giunta per dichiarare la zona “ad elevato rischio ambientale” FORSE potrà coinvolgere altri sindaci di bacino, se acconsentiranno Unica certezza invece il NO alla richiesta di emettere l’atto di sua esclusiva competenza: l’ordinanza urgente e contingibile di CHIUSURA DELLA DISCARICA che la legge quadro ambientale 152/2006 gli consente di fare. I dati dell’ARPA che attestano l’inquinamento pesante delle falde dovuto alla discarica e la NON CONFORMITA’ dei rifiuti sversati NON BASTANO a dare al sindaco il coraggio di PRENDERE UNA DECISIONE POLITICA. Le procure e i tribunali fanno il loro lavoro, grazie anche e soprattutto all’iniziativa e alle denunce dei cittadini, ma i loro tempi sono spesso lunghi e incerti negli esiti; da un sindaco ci aspettiamo un atto politico immediato a tutela della salute della cittadinanza. NON CI SONO PIÙ SCUSE, NE’ SCORCIATOIE CREDIBILI. SUBITO ORDINANZA DI CHIUSURA IMMEDIATA DELLA DISCARICA DI ALBANO E BONIFICA TOTALE DELL’ AREA!

Saremo in piazza per informare i cittadini

SABATO 6 NOVEMBRE ORE 10,00 P.ZZA S. PIETRO – ALBANO

SABATO 13 NOVEMBRE ORE 10,00 XXV Aprile – CECCHINA

Comunicato a seguito della pubblicazione delle analisi dell’Arpa

Il 26 e il 27 ottobre 2021 Arpa Lazio ha diffuso i risultati delle analisi dell’acqua dei pozzi della discarica e quelli dell’ultimo prelievo dei rifiuti provenienti da Roma,  dai quali si conferma la pesantissima contaminazione delle falde idriche e la non conformità dei rifiuti.

Valori eccedenti di metalli e organici, tra i primi mercurio (180% pozzo H), nichel (+165% pozzo I bis), manganese (+23.900% pozzo L), ferro (+5.400% pozzo I bis) e poi 1,2 dicloropropano (+26.600% pozzo L) , cloruro di vinile (+160% pozzo I bis), triclorometano (+ 33% pozzo G) tra gli idrocarburi.

Valori impressionanti del tutto fuori limiti per gli indici di stabilizzazione in tutti i campioni di rifiuti conferiti dalle società Saf (I.R.+340%), Ama (I.R.+70%) e la commissariata E.Giovi (I.R.+45% – DOC +1737%); quantità eccedenti di zinco, presenze quotidiane di rifiuti non conformi alla normativa o contenenti materiali non autorizzati come pneumatici e materassi.

Siamo da tre mesi in presidio permanente davanti alla discarica, controlliamo giornalmente gli sversamenti dei camion, documentiamo e denunciamo le decine di irregolarità con foto e video. E invece giorno dopo giorno cresce il numero degli scarichi nel VII invaso che ormai si avvicinano alle 600 tonnellate giornaliere.

Ora, dopo incontri, sollecitazioni senza risposta, esposti e questa ennesima certificazione Arpa del disastro, chi fino ad oggi ha temporeggiato o si è reso complice o peggio artefice della riapertura della discarica, dovrà rendere conto di aver ignorato o sottovalutato la crescente contaminazione delle falde idriche e di aver violato gli obblighi imposti dalla legge quadro ambientale, che prevedono il fermo immediato di qualsiasi attività e l’avvio della bonifica del sito.

I diversi gradi di responsabilità dirette e indirette sono facilmente individuabili:

-l’ex sindaca di Roma e della Città metropolitana per aver imposto l’ordinanza di riapertura, -la Presidenza regionale per aver avallato in qualche misura la riapertura,
-le Direzioni Ambiente e rifiuti della Regione Lazio per aver concesso autorizzazioni e volture alle società Ecoambiente e Colleverde malgrado l’AIA scaduta e “inefficace”,
– il sindaco di Albano per non voler andare oltre i ricorsi ai tribunali amministrativi e la richiesta di avviare la caratterizzazione idrogeologica, sottraendosi alla scelta coraggiosa dell’ordinanza urgente di chiusura del sito per inquinamento intollerabile, mancata bonifica  e rischio di gravi danni alla salute della popolazione coinvolta.

Il nuovo sindaco di Roma dovrà spiegarci se il suo modo di ripulire Roma passerà per la conferma dell’ordinanza Raggi e di tutte le politiche scellerate e predatorie di raccolta e gestione dei rifiuti oppure no.

ASSEMBLEA STRAORDINARIA DAVANTI ALL’INGRESSO DELLA DISCARICA

SABATO 30 OTTOBRE ORE 16,30

VIA ARDEATINA KM 26,650

 

 

Incontro con i dirigenti del dipartimento prevenzione asl Rm6

Martedì  19 ottobre, a seguito della nostra richiesta urgente, abbiamo incontrato presso la sede generale della Asl RM6 di Albano il commissario dott. Mostarda e, per il dipartimento di prevenzione, il direttore Mariano Sigismondi e tre tecnici dello stesso dipartimento.
A seguito dei recenti dati Arpa che hanno evidenziato per la prima volta la presenza di un idrocarburo cancerogeno nel pozzo privato di una utenza del villaggio ardeatino, lo stesso riscontrato da 10 anni all’interno della discarica, abbiamo richiesto l’estensione dei controlli delle falde a monte e a valle della discarica e depositato un elenco di residenti volontari disponibili al controllo dei propri pozzi.

Ci è stato detto che il dipartimento ha già effettuato 15 prelievi, 9 da pozzi di privati e 6 da quelli di utenze commerciali a monte e a valle della discarica ed è disponibile a integrare con altri prelievi a monte del sito in Comune di Albano. Su nostra richiesta potremo accedere ai dati analitici in forma anonima.
Abbiamo poi denunciato il crescente rischio sanitario del personale interno e della popolazione locale già penalizzata da 40 anni di discarica ed ora esposta a ulteriori rischi a causa dello stato miserevole dei rifiuti scaricati che due volte al giorno riusciamo a visionare e fotografare.
Abbiamo chiesto infine che il dipartimento avvii una nuova indagine epidemiologica tra i residenti e si faccia carico di sopralluoghi interni non sporadici dal momento che Arpa esegue un unico prelievo mensile e impiega mesi per rendere pubblici i risultati.
Secondo la dott.ssa Di Giorgio Asl non ci sono problemi perchè hanno già avviato la procedura per affidare al dipartimento di epidemiologia regionale una specifica indagine sull’incidenza di patologie e mortalità nell’intorno della discarica che aggiorni i dati ormai obsoleti del precedente rapporto Eras.

Continueremo, come ogni giorno, a vigilare, filmare e denunciare come da ultimo stamattina quando abbiamo assistito all’apertura del primo Tir proveniente da Malagrotta il cui carico era così impresentabile che la stessa direzione interna non ha potuto fare altro che impedire lo scarico.

Se non ci fossimo trovati lì come sarebbe finita ??

Presido sabato 2 ottobre al comune di Albano

SABATO 2 OTTOBRE ORE 10.00 LA MOBILITAZIONE CONTRO LA DISCARICA PROSEGUE PRESSO IL MUNICIPIO DI ALBANO (piazza della Costituente) CHIEDIAMO ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE * L’ORDINANZA DI CHIUSURA DELLA DISCARICA DI RONCIGLIANO * UNA DELIBERA DI GIUNTA CHE DICHIARI LA ZONA DELLA DISCARICA “AREA A ELEVATO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE”

Il Coordinamento contro l’inceneritore insieme alla cittadinanza in presidio permanente da due mesi davanti la discarica di Roncigliano prosegue la mobilitazione per ottenerne la chiusura definitiva e la bonifica mentre si continua a produrre inquinamento, malattie e morte. Solo con la continua presenza e pressione da parte delle popolazioni locali si è riusciti ad effettuare i controlli sui rifiuti provenienti da Roma a causa delle ordinanze Raggi e Zingaretti. Abbiamo quindi visto e odorato di persona lo scempio che i tir trasportano quotidianamente. Nonostante le rilevazioni fatte dall’ARPA siano oltre i limiti previsti per alcuni inquinanti, anche cancerogeni, il sindaco di Albano e la sua amministrazione non procedono con un’ordinanza di chiusura del sito, così come invece dovrebbero fare per tutelare tutte le persone che vivono e lavorano nelle frazioni limitrofe Crediamo che non ci sia più tempo da aspettare. Più volte il sindaco e alcuni assessori hanno potuto vedere coi loro occhi la situazione ma finora nessun provvedimento è stato preso. E’ ora che alle roboanti parole da loro pronunciate tempo fa seguano i fatti. Siamo stati in Regione, all’ARPA, alla Procura di Velletri e continuiamo stavolta sotto il municipio di Albano perché oltre l’ordinanza di chiusura segua anche una delibera che dichiari l’intera zona come “Area a elevato rischio di crisi ambientale”, in modo tale da certificare la grave situazione che è stata creata dagli imprenditori dei rifiuti e dai loro referenti politici. I dati sul disastro ambientale e, quindi, sanitario ci sono e sono abbondanti. Finora istituzioni ed enti hanno latitato dalle loro responsabilità: questo non è più ammissibile. Invitiamo la cittadinanza a proseguire il percorso di lotta perché è l’unico che può garantire la risoluzione delle problematiche prodotte da un’emergenza-rifiuti che non è tale ma è il prodotto degli accordi tra imprese e istituzioni tutte.